8a Edizione : 20 Luglio 1969
Percorso: Viareggio-boa Marina di Carrara-Isola del Tino-Bastia-Viareggio - 342 km(185 mm) circa
Condizioni meteo: mare calmo,foschia con visibilità di 2-3 miglia
Iscritti: 17
Partiti: 14
Arrivati: 11
Vincitore assoluto(nome pilota-nome barca-tipo barca-motorizzazione):
Donald Aronow(USA)-"The Cigarette"-Cary Marine 32' - 2 MerCruiser x 475 hp
Tempo impiegato: 2h 51' 45''
Media: 64,628 nodi

L'edizione del 1969 vedeva proseguire l'aumento della velocità media e questo grazie oltre all'ennesima situazione di calma piatta sul percorso,terzo anno consecutivo,ma anche al fatto della continua rapida evoluzione di scafi e motori proveniente soprattutto,se non esclusivamente,dagli Stati Uniti. Le 'barche-compromesso',retaggio dei vecchi regolamenti sorti all'inizio in Europa,vale a dire con carene atte a dare prestazioni elevate ma con la presenza di inutili,ai fini sportivi,sistemazioni per rendere la barca abitabile in crociera,stavano via via sempre più scomparendo o comunque non avevano più nessuna chance di vittoria in una qualsiasi gara offshore.
Eppure,in questo stato di fatto inconfutabile la stampa specializzata italiana lanciava ancora accuse all'organizzazione della VBV,rea di non fare niente per riportare la gara sui vecchi binari dei primi anni con regolamenti che escludessero di fatto i cosiddetti "bolidi" a vantaggio di normali imbarcazioni derivate direttamente dalla serie,credendo di riavvicinare così i cantieri nazionali alla competizione.
Chiedendo di fatto di far uscire la VBV dal circuito delle prove valide per il Campionato Mondiale Offshore ,ritenuto inutile e fuori luogo e di fatto relegando la gara a comprimaria,visto che nel resto del mondo nessuno stava seguendo questa bizzarra idea di alcuni giornalisti 'puristi' italiani.
La cantieristica italiana aveva fin dalla prima edizione del 1962 boicottato la gara e le competizioni offshore in genere, perchè priva di quello spirito di iniziativa e di confronto cosa che l'ha da sempre contaddistinta,tranne in alcuni rari casi. Cosa che per esempio non succedeva negli Stati Uniti dove spesso piccoli e artigianali cantieri divenivano colossi a livello mondiale proprio grazie al fatto di essersi cimentati nelle competizioni offshore. Possiamo fare un elenco invidiabile non solo per l'Italia,come Bertram,Formula,Donzi,Magnum,Thunderbird per limitarci al periodo anni sessanta.
Purtroppo in Italia quei cantieri che provavano a fare la stessa cosa,come Gagliotta,erano penalizati dal fatto che non esistevano aziende,esclusa l'eroica BPM, che producessero motori potenti e resistenti per rivaleggiare degnamente contro il monopolio Mercury,costringendo quindi tutti o quasi a rivolgersi a quest'ultima o poche altre aziende comunque americane. Negli Stati Uniti favoriva il pacchetto-tutto compreso,vale a dire "compri la barca in USA,prendi un meccanico americano e ti diamo dei motori per vincere Lo stesso Balestrieri lo aveva capito e fatto nel 1968 e i risultati per lui finalmente arrivarono.
Fa veramente scuotere la testa oggi leggere quindi certe affermazioni sugli articoli d'epoca riguardo alla gara e alle presunte errate decisioni dell'organizzazione.
Quando poi,per forza di cose,nel 1994 la VBV fu costretta,per proseguire il suo regolare svolgimento,ad ospitare il neo costituito Trofeo Endurance che proprio si ispirava alle ideologie espresse da alcuni giornali italiani di trent'anni prima,subito si comprese del fallimento dell'idea per la mancanza di piloti validi,impegno dei cantieri e interesse del pubblico. Il tutto finì così nel giro di due anni.
Questo sarebbe probabilmente successo alla gara con trent'anni di anticipo se quelle voci fossero state ascoltate al tempo.
Eppure,in questo stato di fatto inconfutabile la stampa specializzata italiana lanciava ancora accuse all'organizzazione della VBV,rea di non fare niente per riportare la gara sui vecchi binari dei primi anni con regolamenti che escludessero di fatto i cosiddetti "bolidi" a vantaggio di normali imbarcazioni derivate direttamente dalla serie,credendo di riavvicinare così i cantieri nazionali alla competizione.
Chiedendo di fatto di far uscire la VBV dal circuito delle prove valide per il Campionato Mondiale Offshore ,ritenuto inutile e fuori luogo e di fatto relegando la gara a comprimaria,visto che nel resto del mondo nessuno stava seguendo questa bizzarra idea di alcuni giornalisti 'puristi' italiani.
La cantieristica italiana aveva fin dalla prima edizione del 1962 boicottato la gara e le competizioni offshore in genere, perchè priva di quello spirito di iniziativa e di confronto cosa che l'ha da sempre contaddistinta,tranne in alcuni rari casi. Cosa che per esempio non succedeva negli Stati Uniti dove spesso piccoli e artigianali cantieri divenivano colossi a livello mondiale proprio grazie al fatto di essersi cimentati nelle competizioni offshore. Possiamo fare un elenco invidiabile non solo per l'Italia,come Bertram,Formula,Donzi,Magnum,Thunderbird per limitarci al periodo anni sessanta.
Purtroppo in Italia quei cantieri che provavano a fare la stessa cosa,come Gagliotta,erano penalizati dal fatto che non esistevano aziende,esclusa l'eroica BPM, che producessero motori potenti e resistenti per rivaleggiare degnamente contro il monopolio Mercury,costringendo quindi tutti o quasi a rivolgersi a quest'ultima o poche altre aziende comunque americane. Negli Stati Uniti favoriva il pacchetto-tutto compreso,vale a dire "compri la barca in USA,prendi un meccanico americano e ti diamo dei motori per vincere Lo stesso Balestrieri lo aveva capito e fatto nel 1968 e i risultati per lui finalmente arrivarono.
Fa veramente scuotere la testa oggi leggere quindi certe affermazioni sugli articoli d'epoca riguardo alla gara e alle presunte errate decisioni dell'organizzazione.
Quando poi,per forza di cose,nel 1994 la VBV fu costretta,per proseguire il suo regolare svolgimento,ad ospitare il neo costituito Trofeo Endurance che proprio si ispirava alle ideologie espresse da alcuni giornali italiani di trent'anni prima,subito si comprese del fallimento dell'idea per la mancanza di piloti validi,impegno dei cantieri e interesse del pubblico. Il tutto finì così nel giro di due anni.
Questo sarebbe probabilmente successo alla gara con trent'anni di anticipo se quelle voci fossero state ascoltate al tempo.

Il "The Cigarette" era il risultato di uno sviluppo della carena che Aronow aveva iniziato con Wynne e Walters fin dai tempi dei primi scafi Formula 233 del 1964,passando poi per i Donzi di 28' e i Magnum di 28' e 35' degli anni a seguire.
La barca misurava 32' ft e aveva il baglio massimo di 9' 4'' con un rapporto di 3:40 fra le due dimensioni. Questo tipo di barca vinse altre due edizioni della gara e i famosi 36' che derivavano direttamente da essa dominarono le scene mondiali per anni.
Nel 1969 a Viareggio era in acqua davanti al Club Nautico Versilia quello che certa stampa,forse intimorita,additava come un inutile mostro del mare.
Bianco nella coperta rasa,nero sulle fiancate con un significativo #1come numero di gara,con una carena che certi 'esperti' credevano fosse efficace solo su mari calmi e con una coppia di MerCruiser da 475 hp ciascuno uniti ai nuovi piedi della serie Speedmaster della Mercury,il "The Cigarette" di Don Aronow faceva bella mostra di sè.
Aronow alla fine del 1967 aveva venduto il cantiere Magnum Marine,come sua abitudine,sfruttando il valore raggiunto dalla azienda grazie alle vittorie ottenute in offshore.
Ma questa volta i nuovi acquirenti per non ripetere gli errori fatti precedentemente da chi acquistò i Donzi o i Formula i quali si videro subito costruire a fianco,lungo la 188th NE di North Miami Beach, un nuovo e più competitivo cantiere di Aronow,vollero la clausola in cui lui non avrebbe costituito nessuna altra attività inerente la nautica almeno nei due anni successivi all'atto di cessione dei Magnum Marine da parte del campione americano.
Nel 1968 Aronow continuò a correre solo in USA ancora con dei Magnum ma nel frattempo si accordò con l'amico Elton Cary,un piccolo costruttore di motoscafi,per costruire gli stampi di un nuovo disegno di 32' derivante dai suoi Magnum 28' e 35' del 1966 e '67 e che aveva ideato sempre con il suo collaboratore dai tempi della Magnum,Harry Schoell . Furono così prodotti alcuni nuovi 32' in fiberglass che per evitare possibili guai legali furono chiamati Cary,un azienda che già esisteva prima della cessione dei Magnum.
In Magnum comunque non digerirono la cosa e quindi,per evitare guerre legali,Aronow raggiunse un accordo dove le sue barche con cui gareggiava dovevano portare ben visibile la scritta Magnum sulle fiancate.
A contrastare l' "Aronow Express",come titolava il capitolo della stagione di gare 1969 del bel libro di Nobis,Soccol e Marincovich,"L'Avventura dell'Offshore",i due italiani del neo costituito Tornado Racing Team,Balestrieri e Cosentino.
Balestrieri che aveva perso il suo Magnum 28' con cui aveva vinto nel 1968, affondato durante la Cowes-Torquay-Cowes di quell'anno,ora aveva due barche a disposizione da usare a seconda delle condizioni del mare; il "Red Tornado" un Bertram 32' in vetroresina progettato dall'americano Russ Specht che dal 1966 progettava anche le barche da competizione della Bertram e il "Blue Tornado" uno dei primi Magnum costruiti nel 1967,con ancora la coperta bombata stile Donzi ma con lo scafo del nuovo Magnum28'. Aronow vi aveva corso qualche gara e poi venduto a Balestrieri che ci aveva montato gli stessi MerCruiser da 475hp per usarlo nelle gare con acque calme. La barca era stato iscritta alla gara con il nome del suo meccanico Guidi.
Francesco Cosentino deciso ad essere protagonista dopo anni di gavetta in offshore,aveva a sua disposizione il "White Tornado" una barca identica in tutto al "Red Tornado"
Tutte e tre le barche del team montavano due efb MerCruiser da 475 hp uguali in tutto a quelli che aveva Aronow.
Come era successo nelle due precedenti gare italiane a Roseto e Napoli,anche a Viareggio il vincitore non poteva che uscire da questi tre piloti.
I cantieri Gagliotta avevano,anche quell'anno,due barche sempre per il costruttore Salvatore e il cognato Gennaro Russo.
Salvatore Gagliotta con il "Budda Blitz" dell'anno prima sempre con i due Volvo Penta ma questa volta meno potenti e quindi più affidabili.
Gennaro Russo invece aveva il nuovo "White Budda" con 2 nuovi Volvo Penta a 6 cilindri da 150 hp.
Bianco nella coperta rasa,nero sulle fiancate con un significativo #1come numero di gara,con una carena che certi 'esperti' credevano fosse efficace solo su mari calmi e con una coppia di MerCruiser da 475 hp ciascuno uniti ai nuovi piedi della serie Speedmaster della Mercury,il "The Cigarette" di Don Aronow faceva bella mostra di sè.
Aronow alla fine del 1967 aveva venduto il cantiere Magnum Marine,come sua abitudine,sfruttando il valore raggiunto dalla azienda grazie alle vittorie ottenute in offshore.
Ma questa volta i nuovi acquirenti per non ripetere gli errori fatti precedentemente da chi acquistò i Donzi o i Formula i quali si videro subito costruire a fianco,lungo la 188th NE di North Miami Beach, un nuovo e più competitivo cantiere di Aronow,vollero la clausola in cui lui non avrebbe costituito nessuna altra attività inerente la nautica almeno nei due anni successivi all'atto di cessione dei Magnum Marine da parte del campione americano.
Nel 1968 Aronow continuò a correre solo in USA ancora con dei Magnum ma nel frattempo si accordò con l'amico Elton Cary,un piccolo costruttore di motoscafi,per costruire gli stampi di un nuovo disegno di 32' derivante dai suoi Magnum 28' e 35' del 1966 e '67 e che aveva ideato sempre con il suo collaboratore dai tempi della Magnum,Harry Schoell . Furono così prodotti alcuni nuovi 32' in fiberglass che per evitare possibili guai legali furono chiamati Cary,un azienda che già esisteva prima della cessione dei Magnum.
In Magnum comunque non digerirono la cosa e quindi,per evitare guerre legali,Aronow raggiunse un accordo dove le sue barche con cui gareggiava dovevano portare ben visibile la scritta Magnum sulle fiancate.
A contrastare l' "Aronow Express",come titolava il capitolo della stagione di gare 1969 del bel libro di Nobis,Soccol e Marincovich,"L'Avventura dell'Offshore",i due italiani del neo costituito Tornado Racing Team,Balestrieri e Cosentino.
Balestrieri che aveva perso il suo Magnum 28' con cui aveva vinto nel 1968, affondato durante la Cowes-Torquay-Cowes di quell'anno,ora aveva due barche a disposizione da usare a seconda delle condizioni del mare; il "Red Tornado" un Bertram 32' in vetroresina progettato dall'americano Russ Specht che dal 1966 progettava anche le barche da competizione della Bertram e il "Blue Tornado" uno dei primi Magnum costruiti nel 1967,con ancora la coperta bombata stile Donzi ma con lo scafo del nuovo Magnum28'. Aronow vi aveva corso qualche gara e poi venduto a Balestrieri che ci aveva montato gli stessi MerCruiser da 475hp per usarlo nelle gare con acque calme. La barca era stato iscritta alla gara con il nome del suo meccanico Guidi.
Francesco Cosentino deciso ad essere protagonista dopo anni di gavetta in offshore,aveva a sua disposizione il "White Tornado" una barca identica in tutto al "Red Tornado"
Tutte e tre le barche del team montavano due efb MerCruiser da 475 hp uguali in tutto a quelli che aveva Aronow.
Come era successo nelle due precedenti gare italiane a Roseto e Napoli,anche a Viareggio il vincitore non poteva che uscire da questi tre piloti.
I cantieri Gagliotta avevano,anche quell'anno,due barche sempre per il costruttore Salvatore e il cognato Gennaro Russo.
Salvatore Gagliotta con il "Budda Blitz" dell'anno prima sempre con i due Volvo Penta ma questa volta meno potenti e quindi più affidabili.
Gennaro Russo invece aveva il nuovo "White Budda" con 2 nuovi Volvo Penta a 6 cilindri da 150 hp.
Unico cantiere toscano presente al via nel 1969,il Cosca di Limite sull'Arno,anche quell'anno partecipava con due barche il nuovo "Gnam VI" di Emilio Mangini con 2 BPM da 450hp ciascuno e il "Gemini 28' " dello scorso anno con tre fuoribordo,questa volta Mercury,da 125 hp ciascuno e guidato dal rientrante Moreno Maestrelli.
Anche l'azienda aereonautica SAI-Ambrosini aveva due barche presenti a Viareggio,il "Volpe d'Argento" visto l'anno prima,con due BPM da 450 hp ciascuno e sempre condotto da Petroni e il nuovo "Freccia d'Argento" di Nicola Chiatante che però montava un solo motore della MerCruiser da 420 hp.
Fra le barche nuove anche il "Barolodelta" di Livio Macchia,un 27' progetto Delta di Levi costruito dai cantieri S.A.P.R.I. di Battipaglia,Salerno,di Nino Petrone,su cui furono messi a titolo di prova un paio di diesel della Perkins da 145 hp ciascuno.
Vi erano poi,il "Superfisherman" di Renato Raffaelli un Mochi Craft di 7,70 mt(25') cabinato di serie con due diesel Perkins da 90 hp ciascuno e il "Roar 30' " un cabinato open(senza la tuga) di 9,14 mt (30') di Giovan Battista Frare,uno che farà parlare di se in futuro per le prestazioni ottenute dai suoi prototipi di barche di classe 2 con motori diesel.
Il "Roar 30' "era un suo progetto costruito in lamellare dai suoi Cantieri del Garda e motorizzato con 2 diesel della DAF da 150 hp ciascuno con trasmissione classica ad asse-elica.
Chiudevano i partenti gli altri due unici stranieri presenti quest'anno;il tedesco Oskar Trost che correva con la moglie Ute. I Trost erano arrivati in macchina dalla lontana Amburgo,sul Baltico, trainando sul carrello un piccolo scafo in vetroresina tipo runabout(quei motoscafi che solitamente vengono visti davanti alle coste trainare i praticanti di sci d'acqua) progettato da Don Shead e costruito dai cantieri Avenger di cui il tedesco era anche proprietario. Chiamato non a caso "Moskito" ,la barca aveva due Volvo Penta da 150 hp ciascuno.
Infine il "Nauti Hall" del francese Jean Jacques Bouillant che aveva già partecipato alla gara l'anno prima,presente con un cabinato Coronet con 1 Volvo Penta da 160 hp.
Fra gli iscritti ma che poi non avevano preso il via della gara,tre barche in tutto,vi era il "Bill Bull" uno scafo di 10,03 mt(33') della serie Delta di Levi,costruito dai cantieri Delta di Fiumicino con due BPM Vulcano da 400 hp ciascuno su v-drive speciali creati da Levi stesso per un unico asse-elica. Questa barca era stata commissionata per il fratello Corrado,dal Conte Domenico Agusta,titolare della omonima fabbrica di elicotteri,velivoli in genere e moto da corsa,per una sfida lanciata da tempo contro Gianni Agnelli fra chi detenesse la barca più veloce.
I ritardi nella costruzione impedirono la partecipazione alla gara di questa interessante barca.
Altra assenza riguardava Luigi Zanoni che si era iscritto con il "111" un piccolo Partenocraft con due fuoribordo,con cui aveva corso a Napoli.
Mentre infine il terzo iscritto non partente era il "Red Tornado" che Balestrieri aveva a disposizione insieme al "Blue Tornado".
Anche l'azienda aereonautica SAI-Ambrosini aveva due barche presenti a Viareggio,il "Volpe d'Argento" visto l'anno prima,con due BPM da 450 hp ciascuno e sempre condotto da Petroni e il nuovo "Freccia d'Argento" di Nicola Chiatante che però montava un solo motore della MerCruiser da 420 hp.
Fra le barche nuove anche il "Barolodelta" di Livio Macchia,un 27' progetto Delta di Levi costruito dai cantieri S.A.P.R.I. di Battipaglia,Salerno,di Nino Petrone,su cui furono messi a titolo di prova un paio di diesel della Perkins da 145 hp ciascuno.
Vi erano poi,il "Superfisherman" di Renato Raffaelli un Mochi Craft di 7,70 mt(25') cabinato di serie con due diesel Perkins da 90 hp ciascuno e il "Roar 30' " un cabinato open(senza la tuga) di 9,14 mt (30') di Giovan Battista Frare,uno che farà parlare di se in futuro per le prestazioni ottenute dai suoi prototipi di barche di classe 2 con motori diesel.
Il "Roar 30' "era un suo progetto costruito in lamellare dai suoi Cantieri del Garda e motorizzato con 2 diesel della DAF da 150 hp ciascuno con trasmissione classica ad asse-elica.
Chiudevano i partenti gli altri due unici stranieri presenti quest'anno;il tedesco Oskar Trost che correva con la moglie Ute. I Trost erano arrivati in macchina dalla lontana Amburgo,sul Baltico, trainando sul carrello un piccolo scafo in vetroresina tipo runabout(quei motoscafi che solitamente vengono visti davanti alle coste trainare i praticanti di sci d'acqua) progettato da Don Shead e costruito dai cantieri Avenger di cui il tedesco era anche proprietario. Chiamato non a caso "Moskito" ,la barca aveva due Volvo Penta da 150 hp ciascuno.
Infine il "Nauti Hall" del francese Jean Jacques Bouillant che aveva già partecipato alla gara l'anno prima,presente con un cabinato Coronet con 1 Volvo Penta da 160 hp.
Fra gli iscritti ma che poi non avevano preso il via della gara,tre barche in tutto,vi era il "Bill Bull" uno scafo di 10,03 mt(33') della serie Delta di Levi,costruito dai cantieri Delta di Fiumicino con due BPM Vulcano da 400 hp ciascuno su v-drive speciali creati da Levi stesso per un unico asse-elica. Questa barca era stata commissionata per il fratello Corrado,dal Conte Domenico Agusta,titolare della omonima fabbrica di elicotteri,velivoli in genere e moto da corsa,per una sfida lanciata da tempo contro Gianni Agnelli fra chi detenesse la barca più veloce.
I ritardi nella costruzione impedirono la partecipazione alla gara di questa interessante barca.
Altra assenza riguardava Luigi Zanoni che si era iscritto con il "111" un piccolo Partenocraft con due fuoribordo,con cui aveva corso a Napoli.
Mentre infine il terzo iscritto non partente era il "Red Tornado" che Balestrieri aveva a disposizione insieme al "Blue Tornado".

Al via Balestrieri sfila via al compagno di squadra Cosentino e al resto dei partecipanti. Le brucianti partenze dell'avvocato romano erano ormai diventate celebri,ma contro lo stratosferico gioello di Aronow niente potè quell'anno. Errori di rotta commessi da Balestrieri permisero ad Aronow di vincere agevolmente.
Al via,sempre con mare calmo e leggera foschia,Aronow andava subito al comando seguito da Balestrieri che aveva scelto il piccolo "Blue Tornado",più veloce del Bertram su questo mare e terzo Cosentino. Quindi con tutto come da pronostico la flotta di barche si stendeva su una rotta quasi parallela alla costa fino alla boa di Marina di Carrara dove per primo vi giungeva Balestrieri,che virava e attraversava ora in diagonale il Golfo di La Spezia da Punta Bianca all'Isola del Tino dove manteneva il comando seguito da Aronow e Cosentino. Seguivano poi più staccati il "Freccia d'Argento" di Chiatante,il sorprendente "Moskito" dei coniugi Trost e un pò sottotono i due Budda di Russo e Gagliotta rispettivamente sesto e settimo,poi Il "Volpe D'Argento" di Petroni,Mangini col suo "Gnam VI",Macchia con il "Barolodelta" e undicesimo il francese Bouillant col suo Coronet "Nauti Hall".
Le barche ora puntavano su Bastia seguendo una rotta di 190°,ma durante la traversata su quella di Balestrieri,che al suo fianco non ha più Don Pruett ma Guidi il fido meccanico fin dai tempi del "Delta Blu",qualcosa non va con le bussole e il romano va clamorosamente fuori rotta. Quando se ne avvede Aronow è già passato avanti e in quest'ordine avveniva la virata attorno a un dragamine della Marina Militare posto davanti a Bastia.
La velocità del "The Cigarette" fino a quel momento era strepitosa con 64,428 nodi pari a 119,320 km/h. Balestrieri era distanziato di circa due minuti e mezzo e Cosentino,terzo, a quattro minuti da Aronow. Quindi Chiatante che con un solo motore per di più di vecchio tipo faceva segnare una media superiore ai 50 nodi e poi ancora il sorprendente Trost e Gagliotta.
Nelle prime fasi sulla rotta di ritorno a Viareggio vi era ancora della foschia e Balestrieri che in condizioni meteo diverse avrebbe potuto navigare a vista verso la Capraia,con i guai alle due bussole di bordo,tornava a sbagliare la rotta mentre Aronow invece azzeccava tutto,tanto che a terra dopo la gara qualcuno insinuerà che l'americano aveva noleggiato un aereo che gli indicava la rotta giusta.
Comunque sia molti viareggini che erano andati a mangiare pensando che prima dell'una e mezzo non sarebbe arrivato nessuno,quando ritornavano sul molo di levante credendo di assistere all'arrivo del vincitore,il "The Cigarette" era già attraccato al pontile del vincitore con Aronow e il fido meccanico House che si tracannavano un pò di fresco spumante.
Gli americani erano arrivati esattamente alle 12:51:45 con una media di 119,691 km/h che diventava la nuova media record mondiale registrata in una gara offshore.
Balestrieri arrivava dopo 7' e 5'' e Cosentino dopo 10' e 3'' da Aronow. Poi il vuoto.
Si dovrà attendere le 14 e13' per vedere arrivare il piccolo "Moskito" di Trost,davanti a Gagliotta staccato dal tedesco di 6' e 9'',Mangini con la prima barca completamente italiana,Petroni e Livio Macchia con la prima barca con motori diesel che faceva segnare una media di tutto rispetto,66,014 km/h, con soli 290 hp a disposizione.
Chiudeva gli arrivi,alle18:11:32,il Mochi Craft di Raffaelli. Mentre arrivava fuori tempo massimo Maestrelli con il suo celeste "Gemini 28' " anche lui incappato in un errore di rotta.
Si concludeva così una gara all'insegna della velocità pura. E con il 1969 si concludeva il primo ciclo che si potrebbe definire pionieristico della storia della gara e dell'offshore. Dalla prima edizione dove parteciparono quasi esclusivamente barche di serie che per l'occasione in alcuni casi erano state sistemate alla bell'e meglio per affrontare la gara,si arrivava,dopo neanche un decennio,all'edizione del 1969 dove le barche di serie erano quasi totalmente scomparse lasciando il posto a veri prototipi preparati appositamente per correre nel modo più veloce sul mare.
Il "The Cigarette" di Aronow aprì un periodo che vide le sue barche dominare le scene dell'offshore per quasi un decennio,tanto da arrivare a far dire da parte di alcuni suoi detrattori,di avere creato una formula monomarca in un campionato aperto a tutti.
Alla VBV le sue barche di 32' e poi quelle da esse derivate,i più grandi 36',vinceranno altre otto edizioni in 12 anni. Un record che sarà imbattuto. Quel 1969 lanciò l'offshore e la VBV nel periodo d'oro.
Fu l'ultima apparizione del forte pilota americano. Finita la stagione di gare che lo vide trionfare anche all Cowes-Torquay-Cowes e alla Miami-Nassau e ottenere il titolo di Campione del Mondo per la seconda volta in tre anni,Aronow appese il casco al chiodo e si dedicò in pieno a soddisfare le innumerevoli richieste dei clienti del suo nuovo cantiere Cigarette.
Quella sera a Viareggio,dopo la premiazione Don Aronow con il iglio Michael e il fido meccanico "Knocky" House si misero infine davanti ad un televisore per assistere all'evento della storia dell'umanità;lo sbarco del primo uomo sulla luna.

"Moskito" sicuramente detiene il record di imbarcazione più piccola che ha preso il via ad una Viareggio-Bastia-Viareggio e che si sia clasificata. Le ideali condizione del mare aiutarono in modo decisivo tale prestazione. Segnò il debutto in offshore del tedesco Oskar Trost. Una carriera durata quasi un decennio.
8a Viareggio - Bastia - Viareggio
Valida come 6a prova del Campionato Mondiale Offshore- Trofeo Sam Griffith
Organizzazione: Club Nautico Versilia,Viareggio
Data: 20 Luglio 1969
Percorso: Viareggio-Bastia-Viareggio di 342 km (185 mm)circa
Ordine di arrivo
1° "The Cigarette" (Cary Marine 32' - MerCruiser) - di Donald Aronow(USA) - in 2h 51' 45'' - media 64,628 nodi
2° "Blue Tornado" (Magnum-Donzi 28' - MerCruiser) - di Vincenzo Balestrieri - in 2h 558' 50'' - media 62,065 nodi
3° "White Tornado" (Bertram Nautec 32' - MerCruiser) - di Francesco Cosentino - in 3h 01' 48'' - media 61,052 nodi
4° "Moskito" (Avenger - Volvo Penta) - di Oskar Trost (GER) - in 4h 13' 15'' - media 43,829 nodi
5° "Budda Blitz" (Gagliotta 22' - Volvo Penta) - di Salvatore Gagliotta - in 4h 19' 24'' - media 42,792 nodi
6° "Gnam VI" (Cosca - BPM) - di Emilio Mangini - in 4h 47' 34'' - media 38,568 nodi
7° "Volpe D'Argento" (SAI-Ambrosini 28' - BPM) -di Attilio Petroni - in 4h 52' 51'' - media 37,903 nodi
8° "Barolodelta" (Sapri 27' - Perkins) - di Livio Macchia - in 5h 11' 23'' - media 35,645 nodi
9° "Nauti Hall" (Coronet - Volvo Penta) - di Jean Jacques Bouillant(FRA) - in 5h 18' 44'' - media 34,824 nodi
10° "Roar" (Cantieri Del Garda 30' - DAF) - di Giovan Battista Frare - in 7h 42' 31'' - media 23,836 nodi
11° "Superfisherman" (Mochi Craft 25' - Perkins) - di Renato Raffaelli - in 8h 11' 32'' - media 22,581 nodi
Ritirati
"Freccia D'Argento" (SAI-Ambrosini 28' - MerCruiser) - di Nicola Chiatante -
"White Budda" (Gagliotta - Volvo Penta) - di Gennaro Russo -
"Gemini 28' " (Cosca 28' - Mercury) - di Moreno Maestrelli - ftm-errore di rotta
Classifica per classi
OP1
1° "The Cigarette" (Cary Marine 32' - MerCruiser) - di Donald Aronow(USA) - in 2h 51' 45'' - media 64,628 nodi
2° "Blue Tornado" (Magnum-Donzi 28' - MerCruiser) - di Vincenzo Balestrieri - in 2h 558' 50'' - media 62,065 nodi
3° "White Tornado" (Bertram Nautec 32' - MerCruiser) - di Francesco Cosentino - in 3h 01' 48'' - media 61,052 nodi
OP2
1° "Moskito" (Avenger - Volvo Penta) - di Oskar Trost (GER) - in 4h 13' 15'' - media 43,829 nodi
C1
1° "Gnam VI" (Cosca - BPM) - di Emilio Mangini - in 4h 47' 34'' - media 38,568 nodi
2° "Volpe D'Argento" (SAI-Ambrosini 28' - BPM) -di Attilio Petroni - in 4h 52' 51'' - media 37,903 nodi
3° "Roar" (Cantieri Del Garda 30' - DAF) - di Giovan Battista Frare - in 7h 42' 31'' - media 23,836 nodi
C2
1° "Budda Blitz" (Gagliotta 22' - Volvo Penta) - di Salvatore Gagliotta - in 4h 19' 24'' - media 42,792 nodi
2° "Barolodelta" (Sapri 27' - Perkins) - di Livio Macchia - in 5h 11' 23'' - media 35,645 nodi
3° "Nauti Hall" (Coronet - Volvo Penta) - di Jean Jacques Bouillant(FRA) - in 5h 18' 44'' - media 34,824 nodi
4° "Superfisherman" (Mochi Craft 25' - Perkins) - di Renato Raffaelli - in 8h 11' 32'' - media 22,581 nodi
Vincitori classifiche speciali
Barche di serie con motore diesel
-"Superfisherman" (Mochi Craft 25' - Perkins) - di Renato Raffaelli - in 8h 11' 32'' - media 22,581 nodi
Barche di serie motore a benzina
-"Budda Blitz" (Gagliotta 22' - Volvo Penta) - di Salvatore Gagliotta - in 4h 19' 24'' - media 42,792 nodi
Barche con motori diesel
-"Barolodelta" (Sapri 27' - Perkins) - di Livio Macchia - in 5h 11' 23'' - media 35,645 nodi
Barche con motori a benzina nazionali
- "Gnam VI" (Cosca - BPM) - di Emilio Mangini - in 4h 47' 34'' - media 38,568 nodi

Nel salone del Club Nautico Versilia posano due rivali ma tornati amici Don Aronow e Francesco Cosentino,dopo una piccola polemica scaturita nel dopo gara di Napoli,dove l'italiano aveva beffato il campione americano all'arrivo,grazie ad una rotta impeccabile. Aronow non credeva che fosse stato battuto e insinuò che l'italiano avesse saltato un controllo.